Il logo dell’Istituto

Alle origini di un’idea: Il logo nasce dall’esigenza di voler sintetizzare in grafica la fusione di due istituzioni ben distinte, l’Istituto professionale di Stato per l’agricoltura e l’ambiente “Barone  Carlo De Franceschi” e l’Istituto professionale di Stato per l’Industria e l’Artigianato “Antonio Pacinotti”, senza snaturarne l’identità e la storia e di rendere evidente un duplice messaggio: “la scuola come luogo di vitalità, evoluzione, conoscenza che produce cultura traendo nutrimento dalla sapienza artigianale” e la forza innovativa aperta alla sperimentazione e all’innovazione.
La scelta grafica è stata quella di riproporre in maniera stilizzata, una forma naturale in crescita (un viticcio di vite) e così come dall’innesto di una pianta nasce un individuo diverso così dalla fusione delle forme di sapere, tradizionali e innovative, si potranno generare nuove professioni      
 

Elementi grafici e simbolici
Il logo, pur nella sua semplicità, riflette molteplici significati.
Da un punto di vista grafico, si compone di una spirale logaritmica, (stilizzazione dell’elemento vegetale “viticcio di vite”), che richiama il concetto di unica appartenenza e ne costituisce l’elemento caratterizzante. Abbraccia e dà forza agli altri elementi/segni presenti: un cerchio diviso in settori (precedente logo dell’IPSIA “A. Pacinotti”), posto nel punto d’incontro dei quadrati generatori e le foglie d’ulivo (la natura produttiva dell’IPSAA “De Franceschi”) che si sovrappongono alle volute poste all’interno della spirale.
 

La spirale Logaritmica esprime l’equilibrio nello squilibrio e contemporaneamente la permanenza dell’essenza attraverso il cambiamento poiché possiede la capacità di mantenere la sua forma nella sua crescita asimmetrica. La sua forma rende manifesto e prolunga all’infinito il movimento circolare che esce dal Punto di origine detto “Occhio di Dio”, ossia il punto di incontro tra le due diagonali di ogni coppia di rettangoli aurei.

Pertanto il significato della Spirale si lega ai concetti di estensione, sviluppo e in particolare all’idea di continuità ciclica progressiva e a quella di creazione, espresse dalla rotazione.

Definita “meravigliosa” dal Bernoulli, proprio perché non può avere inizio né fine, appare il simbolo perfetto per esprimere la volontà di agire e di costruire, perché c’è bisogno di nuove idee e di mani pronte a realizzarle, così come di migliorarsi e accrescere la conoscenza lungo tutto l’arco della vita.

Inoltre, “La spirale rappresenta un sistema dinamico che, a seconda di come lo si considera, si avvolge oppure si s-volge, in modo che il movimento si diriga verso il centro o se ne allontani”. Si svolge allorché l’uomo si proietta verso l’esterno nell’atto volitivo della conoscenza; si avvolge nel ritorno al centro del proprio essere. Ri-torna carico dell’energia cosmica, della bellezza che l’ha penetrato, della forza e della saggezza.

Tutto ciò potrà, in un secondo momento, essere messo a disposizione per arricchire il bagaglio di conoscenze e di spiritualità dell’umana famiglia.

 (Ernesto Saquella – Il simbolismo geometrico http://www.superzeko.net)

 La spirale è anche un simbolo molto diffuso in natura: basti pensare al mondo vegetale dove la troviamo nella vite rampicante o nella posizione delle foglie e nella disposizione dei petali e dei semi di alcune specie. La fillotassi, ovvero lo studio della disposizione dei diversi elementi nelle piante, spiega che la crescita di rami, foglie, semi e squame avviene in modo da essere ottimale e meno dispendiosa possibile: lo scopo è ridurre lo spreco di spazio e la spirale logaritmica consente esattamente questo. A sottolineare una forma di sapere essenziale ma completa.

 All’interno della curva logaritmica vi è presente un ulteriore spirale logaritmica, l’evoluta della curva, luogo dei punti dei centri delle circonferenze (che è a sua volta ancora una spirale logaritmica) e altre due volute fuse insieme nella spirale principale.

Le due volute più grandi con gli altri segni grafici che su di esse insistono, identificano le due scuole e la loro configurazione rende in grafica la loro storia e la finalità per le quali sono nate e continuano ad esistere. Due scuole di tipo professionale con un importante passato legato alle tradizioni delle “arti e dei mestieri” ma unite nell’obiettivo d’ innovarsi e innovare seguendo il progresso scientifico e tecnologico. Unite anche dalla circostanza di essere nate dalla ampiezza di vedute e dalla generosità di illustri pistoiesi che donando proprietà, contributi economici e il loro impegno ne hanno consentito la nascita e lo sviluppo.

La prima voluta termina il suo percorso nel vecchio simbolo del Pacinotti, presente nel logo in forma pressoché identica all’originale. Si tratta della stilizzazione di un dispositivo per produrre corrente elettrica, reversibile, tale cioè da poter essere usato anche come motore: l’anello del Pacinotti, inventato nel 1859 e che diventerà la base per la realizzazione della dinamo.

Tale simbolo ben rispecchia la natura d’innovazione scaturita dal fare pratico supportato da una base teorica della scuola nata come “Pia Casa di Lavoro” per la formazione di “giovani miserabili” della città di Pistoia, allo scopo farli diventare operai qualificati. L’abbondanza nel territorio di risorse idriche, la presenza di boschi, la produzione agricola hanno orientato la scelta degli indirizzi da dare alla formazione (Termoidraulica, Falegnameria, Riparazione macchine agricole, lavorazione delle fibre tessili e tessitura).
Trasformata in Scuola Serale e domenicale di Arti e Mestieri, con il nome di Antonio Pacinotti, ancora oggi, dopo una storia più che centenaria, l’Istituto provvede alla Formazione tecnico-professionale con i corsi per manutentori nel settore meccanico, termoidraulico, riparatori di veicoli, elettrico, elettronico e con i nuovi corsi per il settore del benessere per estetiste/parrucchiere.

La seconda voluta rappresenta la schematizzazione di un viticcio di vite, su cui si inseriscono alcune foglie stilizzate di ulivo.
Con essa si vuole porre l’accento sulla natura agricola e dell’Istituto Professionale per agricoltura e l’ambiente “Barone Carlo de Franceschi” e sul motivo della sua nascita.
Data la vocazione del territorio, già dalla fine del 1800 si sente la necessità di un insegnamento agrario che si attua attraverso attività sporadiche e basate su corsi serali per adulti nelle istituzioni esistenti: il Consorzio Anti fillosserico, il Consorzio per la Frutticoltura e il Regio Osservatorio di Frutticoltura (organismi che hanno operato dal 1911 al 1944).
Un vero nucleo di “Scuola di Agricoltura” si attuerà solo a partire dal 1911 con la cessione del Podere dell’Orso, acquistato dal Barone De Franceschi, al Consorzio per la difesa contro la fillossera della vite, ed è qui che fino al 1940, un gruppo di agricoltori pistoiesi, capeggiato dal Barone Carlo De Franceschi, avvia la sperimentazione e l’istruzione agraria nei settori viticolo e frutticolo, allora strettamente legati al nascente vivaismo.
Il De Franceschi era fermamente convinto che il vivaismo dovesse essere potenziato e dovesse assumere un ruolo di primo piano nell’agricoltura in campo nazionale. Nel 1942 viene costituita la Fondazione Agraria “Barone Carlo de Franceschi”, istituita con Regio Decreto, ente morale alla quale furono trasferiti i beni del consorzio antifillosserico e che contribuì alla istituzione e al funzionamento in Pistoia di una scuola tecnica agraria, che cominciò a funzionare dall’anno scolastico ’45-’46. La Fondazione è tuttora presente e funzionante nell’istituto che ne utilizza il patrimonio fondiario a scopo didattico. Bisognerà attendere il 1941 per vedere l’avvio nel Podere dell’Orso di una scuola di indirizzo agrario. Nasce la Scuola Tecnica Agraria con annessa Scuola di Avviamento Professionale a tipo agrario: è l’anno scolastico 1941/42. L’Istituto, con le sue sezioni di qualifica, aveva lo scopo di preparare manodopera qualificata per i settori emergenti dell’agricoltura

Nell’anno scolastico 1995/96 l’istituto assume una nuova denominazione: “Istituto Professionale di Stato per agricoltura e ambiente Barone Carlo de Franceschi”. L’aggiunta del termine ambiente rispecchia i nuovi programmi dell’istituto, in linea con uno sviluppo ecocompatibile dell’agricoltura. Attualmente la scuola cerca di venire incontro alle esigenze di studenti che provengono da un territorio molto ampio, che presenta attività agricole assai articolate, le quali vanno dalla selvicoltura alla zootecnia e all’agriturismo, praticate nella zona montana; dalla produzione di olio e vino pregiati, caratteristica della zona collinare, alla produzione vivaistica specializzata della pianura, dove sono presenti molte imprese a carattere familiare.

La terza voluta segue un percorso inverso e si inserisce nello spazio creato dalle altre due, ad evidenziare la volontà di esprimere unità e coesione al fine di creare un unico organismo in crescita, dinamico e vivo nel territorio da cui trae nutrimento e stimoli e a cui dona la propria conoscenza in un ciclo continuo.

Nel logo il futuro……
la foglia è l’organo in cui, nella maggior parte delle piante, hanno luogo la respirazione, la traspirazione e la guttazione (fuoriuscita d’acqua che permette la traspirazione quando le condizioni atmosferiche sono sfavorevoli).
Le foglie possono immagazzinare alimenti e acqua ed in alcune piante le loro forme sono modificate per altri scopi ed è la prova più evidente della vitalità della pianta. L’elemento naturale è un simbolo universale della vita. Dona l’ossigeno che permette la nostra sopravvivenza e ci consente di avanzare nella nostra esistenza, dona energia positiva e vibrazioni naturali.
Cinque foglie di colori differenti ad indicare e diversificare gli indirizzi attuali della scuola.
Man mano che l’organismo cresce al logo si può aggiungere una foglia… un nuovo indirizzo!

Il logo è stato realizzato dalla Prof. Annamaria Lama.